domenica 3 luglio 2011

Il piano casa sblocca gli impianti fotovoltaici Aggirata la Finanziaria


 VENEZIA. Il piano casa sblocca e rilancia il fotovoltaico, aggirando i limiti imposti dalla Regione in Finanziaria. E' questo uno dei punti cardine del provvedimento la cui discussione è cominciata ieri, in Consiglio regionale.  Il nodo viene sciolto nell'articolo 9 che affida alla «competenza dei Comuni il rilascio dell'autorizzazione unica per l'installazione di impianti solari e fotovoltaici, integrati e non, con potenza di picco fino a un megawatt». Così il provvedimento si ricollega al decreto legislativo, risolvendo «l'anomalia creata dall'articolo 4 della Finanziaria che limita l'utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili» spiega il consigliere regionale dell'Udc Stefano Peraro. Con la legge a regime, spetterà ai Comuni il rilascio dell'autorizzazione unica per l'installazione fino a un mega - laddove il documento economico prevedeva il blocco degli impianti fotovoltaici superiori ai 200 Kw fino alla fine dell'anno - alle amministrazioni comunali andranno gli introiti derivanti dal pagamento degli oneri istruttori pari allo 0,025% dell'importo dell'intervento. Questo articolo, spiega l'Udc - oltre a Peraro i consiglieri Grazia e Valdegamberi - riammette 200 delle 300 pratiche precedentemente escluse dalla Finanziaria, dato che solo un terzo di queste eccede il mega. «Parallelamente - prosegue Peraro - abbiamo inteso privilegiare l'istituto della demolizione-ricostruzione, dicendo basta a nuove aree di espansione e sì al recupero di quelle esistenti, in particolare per quanto riguarda le zone produttive». Oltre al bonus volumetrico, confermato, è prevista una diminuzione degli oneri di urbanizzazione e del costo per le costruzioni: pari a zero per la prima abitazione, limitato al costo di costruzione negli altri casi. In questo senso, l'emendamento presentato a sostegno delle zone produttive, 81 milioni di metri quadrati nel Padovano, di cui 10 milioni inutilizzati e 100 milioni nel Trevigiano.  Inoltre, tra le novità previste dalla legge, che punta a una proroga di 24 mesi, forte dei 22 mila progetti approvati negli ultimi due anni, la possibilità di intervenire nei centri storici, limitatamente ai casi in cui l'edificio interessato sia già riconosciuto dallo strumento urbanistico privo di grado di protezione, ristrutturazione edilizia o urbanistica; la possibilità di modificare la destinazione d'uso degli edifici, con una specifica disciplina per quelli situati in zona impropria e di ampliare quelli ricadenti in fascia di rispetto stradale. «Per la straordinarietà del provvedimento e la necessità di renderlo omogeneo, abbiamo ritenuto utile che le disposizioni delle Regioni siano prevalenti su quelle dei Comuni» spiega Andrea Bassi, presidente della commissione Urbanistica toccando un nervo politicamente scoperto. (s.zan.)
30 giugno 2011

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