domenica 31 luglio 2011

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sabato 9 luglio 2011

Rinnovabili, nuovo record di investimenti nel 2010

pannelli solari.
Paolo Tosatti
Green revolution. Secondo un nuovo rapporto dell’Unep sono stati 211 i miliardi di dollari spesi per lo sviluppo delle fonti alternative. Solo 8 in meno rispetto a quelli impiegati per le energie fossili


 Nell’anno passato gli investimenti complessivi in energie rinnovabili hanno toccato la cifra record di 211 miliardi di dollari, appena inferiore a quella di 219 miliardi che i Paesi hanno speso per quelle tradizionali. Rispetto al 2009 la green energy ha attirato il 32 per cento degli investimenti in più, registrando una crescita che negli ultimi sette anni ha superato il 500 per cento. Per la prima volta le somme spese dai Paesi in via di sviluppo per solare, geotermico, idroelettrico ed eolico hanno superato quelle degli Stati industrializzati: 72 miliardi contro 70.
A guidare la classifica assoluta è il Dragone cinese, che con i suoi 48,9 miliardi di dollari indirizzati allo sviluppo delle rinnovabili è diventato il leader globale degli investimenti verdi. Seguono la Germania, con 41 miliardi, e gli Stati Uniti, con 29, 6 miliardi. Il Vecchio Continente ha registrato invece un calo del 22 per cento, che ha portato gli stanziamenti alle fonti alternative a 35,2 miliardi. Nel contesto europeo dietro l’apripista tedesco si trovano l’Italia con 5,5 miliardi di dollari (più 59 per cento), la Francia con 2,7 miliardi (più 150 per cento) e la Repubblica Ceca con 2,3 miliardi (più 163 per cento).
Secondo il dossier dell’Unep la crescita delle rinnovabili non è stata determinata solo dall’aumento degli investimenti, ma anche dal notevole calo dei prezzi che le tecnologie pulite hanno registrato. Le Nazioni unite evidenziano una diminuzione del 60 per cento nel costo per megawatt per i pannelli fotovoltaici e una contrazione del 18 per cento nei prezzi delle turbine eoliche. Non a caso eolico e solare sono i due settori che guidano il trend positivo, con erogazioni che si attestano rispettivamente su 94,7 e 26,1 miliardi di dollari. Più contenuti i fondi stanziati per biomasse e il recupero di energia dai rifiuti, che si attestano su un totale di 11 miliardi. Mentre si riducono del 22 per cento gli investimenti in progetti su larga scala, aumenta la disponibilità di fondi per quelli su scala ridotta, come dimostra il raddoppio del comparto del mini-fotovoltaico che è cresciuto di oltre il 90 per cento e ha toccato la cifra di 60 miliardi.
Escludendo le dighe idroelettriche, nel corso del 2010 le fonti rinnovabili hanno fornito il 5 per cento dell’elettricità globale, circa un terzo della nuova capacità complessiva.
«Questi numeri dimostrano che entro un paio di anni al massimo gli investimenti nelle energie pulite supereranno quelli nelle fonti tradizionali, considerate sempre più spesso superate e obsolete», ha sottolineato Virginia Sonntag O’Brien, funzionario dell’Unep e curatrice del rapporto. «Quella che si prepara è una rivoluzione epocale». Così ora per la tanto attesa Green revolution esiste anche una data “ufficiale”.

Fonte:http://www.terranews.it/

mercoledì 6 luglio 2011

Nasce Officinae Verdi: così Wwf, Unicredit e Solon scommettono sulle rinnovabili

Energia a km 0. È questo lo slogan di "Officinae verdi Spa", una nuova società nata dalla joint venture fra Wwf, UniCredit e Solon. Un'associazione ambientalista, un partner finanziario e uno tecnologico, leader europeo nel fotovoltaico, per dare vita a un nuovo modello di finanza sostenibile. Ognuno dei tre soci detiene un terzo del patrimonio azionario e ha una propria peculiarità: il Wwf vigilerà sull'impatto ambientale di interventi e impianti; UniCredit supporterà gli investimenti con consulenza e prodotti finanziari dedicati; Solon provvederà alla tecnologia e alla parte logistica, fino alla vera e propria installazione dell'impianto.
Obiettivo: fornire un servizio integrato chiavi in mano
Presidente di "Officinae Verdi" è Gaetano Benedetto, direttore delle politiche ambientali del Wwf Italia, da Unicredit viene invece il vicepresidente, Paolo Fiorentino, e come amministratore delegato è stato nominato Giovanni Tordi, già ad di Sustainability Company. Officinae Verdi opererà con due business unit: una dedicata alle famiglie e una per imprese ed enti. L'idea è quella di fornire un servizio integrato chiavi in mano, tramite kit che combinano fotovoltaico ed efficienza energetica, assistiti da prodotti finanziari ad hoc. L'obiettivo è di generare un risparmio immediato in bolletta da una parte e dall'altra ripagare i costi affrontati per l'investimento iniziale, grazie ai flussi dei ricavi originati dal risparmio energetico del progetto.
Dal mix efficienza-rinnovabili significativi risparmi per famiglie e imprese
Secondo i calcoli di Officinae Verdi, per le famiglie si può superare il 50% di risparmio attraverso l'integrazione efficienza-rinnovabili, per le grandi aziende e gli enti si possono raggiungere in pochi anni diminuzioni dei costi energetici nell'ordine del 30-35%. Come spiega Fiorentino, vicepresidente della newco, nonché vicedirettore generale di UniCredit, Officinae Verdi «si pone come interlocutore nuovo nel panorama italiano ed europeo in grado di combinare leva finanziaria e competenze ambientali e tecnologiche». Nonché come modello, che Fiorentino definisce "energia a km 0" e promette di estendere anche all'estero. Un altro step nella politica orientata alla green economy sostenuta dal gruppo bancario, «il cui impegno su questi segmenti - aggiunge - è testimoniato da un portafoglio crediti pari a 6,11 miliardi di euro a fine 2010. Nel solo project finance sono stati investiti da Unicredit 1,85 miliardi di Euro tra eolico e fotovoltaico».

Ancora troppi ostacoli sul cammino delle energie verdi
Da un sondaggio commissionato da Officinae Verdi all'"istituto Abis analisi e strategie" per analizzare il mercato italiano dell'energia, è emersa una propensione all'acquisto di energia elettrica prodotta da rinnovabili pari al 90% del campione (2 mila intervistati). Ma non mancano gli ostacoli: per il 68% il problema sono le decisioni nei condomini, 28% è preoccupato dalla rilevanza degli investimenti iniziali richiesti, il 12% dalla burocrazia.

http://www.volpatoimpianti.com/

martedì 5 luglio 2011

Energie rinnovabili: nessun taglio agli incentivi nella manovra

La notizia era circolata per quasi tutta la giornata di ieri, dopo l’arrivo al Quirinale della manovra da 47 milioni di euro del governo: secondo diverse agenzie di stampa e i rumors, infatti, sarebbe previsto un taglio del 30% sugli incentivi per le fonti alternative di energia. L’indiscrezione, com’è facile immaginare, ha messo in allarme utenti e addetti ai lavori.




La smentita, però, è arrivata dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Nessuna riduzione delle agevolazioni per le fonti rinnovabili, quindi: anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, dopo la diffusione delle voci riguardanti i tagli (volti, a quanto pare, a ridurre il costo finale dell’energia sulle bollette), ha confermato l’assenza della norma e ha ribadito la sua posizione in favore degli incentivi “Il Consiglio dei ministri, dopo un lungo e approfondito dibattito, ha approvato la manovra senza quella norma, non capisco come si possa ipotizzare una reintroduzione”.
Questo significa, quindi, che inizialmente tale possibilità (precisamente nell’articolo 35 dell’ultima bozza presentata) era stata presa in considerazione ma il testo definitivo della manovra non prevederebbe alcun taglio. Nonostante le smentite da parte dei due ministri l’opposizione non sembra convinta e accusa comunque il governo di “scelte populiste” per tenere a bada la Lega, penalizzando le energie alternative e mettendo a rischio fallimento l’intero settore.
In tutta questa confusione una cosa appare  comunque certa: almeno per ora gli incentivi e le agevolazioni per le fonti rinnovabili sarebbero al sicuro.

lunedì 4 luglio 2011

Stop alle rinnovabili cosa rischia l'Italia

Sanzioni se entro il 2020 non si raggiunge il 17 % della produzione alternativa, dipendenza dall'estero, credibilità del nostro sistema, riduzione dell'occupazione nel settore, aumenti di rischio climatico

di ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Il governo Berlusconi aveva disegnato per il paese un futuro elettrico composto per un quarto da nucleare, per un quarto da fonti rinnovabili, per la metà da combustibili fossili. Il referendum ha cancellato l’opzione nucleare, che del resto era già in ritirata a livello globale prima di Fukushima. Adesso Palazzo Chigi si autoaffonda un altro 25 per cento del progetto mandando a picco le fonti rinnovabili grazie a un taglio del 30 per cento sugli incentivi appena approvati. A tutto ciò va aggiunto il freno alle misure di efficienza energetica con lo stop and go sugli sgravi fiscali per le ristrutturazione ecologiche degli appartamenti.
Il risultato di questo assieme di misure è che il paese si trova esposto a una serie di rischi gravissimi.
(continua a leggere).....
http://www.repubblica.it/economia/2011/07/04/news/stop_alle_rinnovabili_cosa_rischia_l_italia-18640942/

domenica 3 luglio 2011

Il piano casa sblocca gli impianti fotovoltaici Aggirata la Finanziaria


 VENEZIA. Il piano casa sblocca e rilancia il fotovoltaico, aggirando i limiti imposti dalla Regione in Finanziaria. E' questo uno dei punti cardine del provvedimento la cui discussione è cominciata ieri, in Consiglio regionale.  Il nodo viene sciolto nell'articolo 9 che affida alla «competenza dei Comuni il rilascio dell'autorizzazione unica per l'installazione di impianti solari e fotovoltaici, integrati e non, con potenza di picco fino a un megawatt». Così il provvedimento si ricollega al decreto legislativo, risolvendo «l'anomalia creata dall'articolo 4 della Finanziaria che limita l'utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili» spiega il consigliere regionale dell'Udc Stefano Peraro. Con la legge a regime, spetterà ai Comuni il rilascio dell'autorizzazione unica per l'installazione fino a un mega - laddove il documento economico prevedeva il blocco degli impianti fotovoltaici superiori ai 200 Kw fino alla fine dell'anno - alle amministrazioni comunali andranno gli introiti derivanti dal pagamento degli oneri istruttori pari allo 0,025% dell'importo dell'intervento. Questo articolo, spiega l'Udc - oltre a Peraro i consiglieri Grazia e Valdegamberi - riammette 200 delle 300 pratiche precedentemente escluse dalla Finanziaria, dato che solo un terzo di queste eccede il mega. «Parallelamente - prosegue Peraro - abbiamo inteso privilegiare l'istituto della demolizione-ricostruzione, dicendo basta a nuove aree di espansione e sì al recupero di quelle esistenti, in particolare per quanto riguarda le zone produttive». Oltre al bonus volumetrico, confermato, è prevista una diminuzione degli oneri di urbanizzazione e del costo per le costruzioni: pari a zero per la prima abitazione, limitato al costo di costruzione negli altri casi. In questo senso, l'emendamento presentato a sostegno delle zone produttive, 81 milioni di metri quadrati nel Padovano, di cui 10 milioni inutilizzati e 100 milioni nel Trevigiano.  Inoltre, tra le novità previste dalla legge, che punta a una proroga di 24 mesi, forte dei 22 mila progetti approvati negli ultimi due anni, la possibilità di intervenire nei centri storici, limitatamente ai casi in cui l'edificio interessato sia già riconosciuto dallo strumento urbanistico privo di grado di protezione, ristrutturazione edilizia o urbanistica; la possibilità di modificare la destinazione d'uso degli edifici, con una specifica disciplina per quelli situati in zona impropria e di ampliare quelli ricadenti in fascia di rispetto stradale. «Per la straordinarietà del provvedimento e la necessità di renderlo omogeneo, abbiamo ritenuto utile che le disposizioni delle Regioni siano prevalenti su quelle dei Comuni» spiega Andrea Bassi, presidente della commissione Urbanistica toccando un nervo politicamente scoperto. (s.zan.)
30 giugno 2011