martedì 27 dicembre 2011

Arriva il pannello solare che produce caldo, freddo ed energia elettrica in piena autonomia, brevetto italiano


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L'idea a Francesco Negrisolo è nata proprio con la classica illuminazione improvvisa, quella dell'eureka di Archimede. Ma da quando gli è piovuta nella testa ha continuato a svilupparsi, mese dopo mese e anno dopo anno, fino a coinvolgere altre persone che hanno cominciato a crederci come lui, fino a diventare un progetto e poi un prototipo, a convincerlo a lasciare il proprio lavoro per dedicarsi quasi solo al suo sviluppo fondando una società, fino a trovare il sostegno dei "business angels", gli angeli degli imprenditori che hanno deciso di finanziare la sua impresa e rischiare con lui. E adesso l'idea di Francesco Negrisolo sta per diventare un prodotto pronto per il mercato.
Quello che ha inventato è un nuovo sistema per sfruttare l'energia solare, un pannello capace di concentrare i raggi della nostra stella per arrivare a temperature molto più alte di quelle dei normali pannelli per la produzione di acqua calda. Però senza i complicati sistemi di cui hanno bisogno gli impianti del solare termodinamico tradizionale, quelli con i grandi specchi parabolici che seguono la posizione del sole e riflettono tutti i raggi verso un unico punto dove c'è una cisterna da portare a oltre 300 °C. Il calore assorbito dal pannello potrà poi facilmente essere trasformato in acqua calda per il riscaldamento e per lavarsi, in freddo per gli impianti di condizionamento, in energia elettrica. Meglio ancora, avrà un sistema di immagazzinamento che renderà ogni impianto completamente autonomo. Un palazzo, una villetta, una piccola impresa quando monteranno questo sistema non avranno, in teoria, nemmeno bisogno di allacciarsi alla rete elettrica e potranno davvero fare tutto da sé.
Quando Negrisolo ha cominciato a pensarci aveva da poco lasciato Pirelli Cavi, dove si occupava di progettare fibre e amplificatori ottici, forte di un'esperienza fatta alla Stet sempre dedicandosi a cercare di realizzare il miglior hardware per la trasmissione di segnali. Il suo mestiere era diventata la progettazione di impianti di energia per grandi aziende come Eni ed Enel.
Ed è proprio dall'unione di tutte queste esperienze, racconta, che è nata l'idea del nuovo sistema, capace di trasformare un pannello che assomiglia moltissimo a quelli tradizionali termici in un piccolo impianto di solare termodinamico. Invece di scaldare una miscela di acqua fino a 80-100 °C, infatti, la temperatura del liquido che circola nel pannello può arrivare anche a 250 °C. «La luce viene in un certo senso raddrizzata, grazie a un sistema di specchi, ma non solo, ci sono tanti principi che lavorano insieme. Diciamo che il risultato è un sistema capace di catturare la luce ovunque sia il sole senza bisogno di inseguirlo con sistemi meccanici che spostino il pannello», racconta. E il pannello, proprio quelli termici tradizionali, è in grado di raccogliere anche l'energia diffusa, quella delle giornate nuvolose, e non solo la luce diretta.
Accanto a lui siedono Maria Cristina Rosso, project manager della società che hanno fondato insieme dopo essersi conosciuti lavorando in Pirelli, e Roberto Campagnola, il loro "business angel". Anche Maria Cristina Rosso, ingegnere come Negrisolo, ha lasciato quello che stava facendo per credere in questa avventura «perché mi piacciono le sfide, la tecnologia e il futuro». È lei che ha scelto di chiamare la loro start up Ohikia, una parola greca che indica la casa, ma anche nel senso della propria famiglia e della propria stirpe: qualcosa che è destinato a durare e ad essere solido, insomma. Campagnola arriva da quel gruppo di scout delle nuove idee imprenditoriali che si sono dati il nome di Italian Angels for Growth: 89 soci che abbracciano quasi tutta l'Italia e che, quando trovano un progetto valido, decidono di aiutarlo a crescere investendo direttamente i propri soldi. In questo caso Campagnola è proprio entrato a far parte della nuova società.
Ma cosa succede al calore raccolto dai nuovi pannelli, che più correttamente vengono chiamati "collettori solari"? Qui c'è la seconda novità. Il calore viene immagazzinato in una "batteria termica" che ha le dimensioni di un grosso frigorifero. Le batterie di questo genere esistono già, non le ha inventate Negrisolo. Lui però ha trovato una miscela molto semplice del liquido con cui funzionano che può lavorare bene tra 100 e 200 °C.
Le batterie, come i pannelli, sono un sistema modulare: a seconda delle esigenze ciascuno può scegliere quante installarne. Per una famiglia, una dovrebbe essere sufficiente: meno di 2 metri cubi di batteria possono accumulare energia termica pari a 75 kWh. «Per l'uso domestico limiteremo anche la temperatura a 160 °C. Ma la cosa più importante è che la nostra batteria si può adattare facilmente a diverse temperature di utilizzo».
Questo, spiega l'ingegnere, è un po' il cuore del sistema Ohikia. Perché è da qui che parte il vero sfruttamento dell'energia assorbita. Il primo uso è ovviamente quello del riscaldamento: non solo quello domestico, ma anche il riscaldamento che può servire a laboratori o piccole industrie come i birrifici o gli impianti di essicazione, per esempio. Oppure il calore può essere trasferito a un "chiller", ossia un apparecchio che trasforma il caldo in freddo, per rifornire impianti di condizionamento oppure frigoriferi grandi e piccoli, come quelli di un supermercato. Infine, il calore può passare a un generatore di corrente elettrica. Ma non un generatore tradizionale, né una turbina «che si romperebbe in fretta e avrebbe comunque un'efficienza bassissima». Ohikia si è rivolta a un partner specializzato nei sistemi di generazione per mettere a punto una versione particolare di un generatore che lavora con gas che si espandono a pressione costante.

  visibile anche su http://www.facebook.com/pages/Impianti-Fotovoltaici/38076804321



 fonte: http://www.ilsole24ore.com

sabato 24 dicembre 2011

MODULI FOTOVOLTAICI REC AL PRIMO POSTO NEL TEST INDIPENDENTE DI PHOTON SULLE PRESTAZIONI SUL CAMPO.

Sandvika, Norvegia, Settembre 5, 2011: I moduli fotovoltaici REC si sono classificati primi nei primi sei mesi di uno studio qualitativo comparativo annuale realizzato dalla principale rivista del settore, Photon.
I moduli fotovoltaici REC hanno generato più elettricità degli altri 46 moduli partecipanti al test, producendo in media il 6 percento di energia in più da gennaio a giugno. "Accogliamo in modo molto positivo il fatto che i moduli fotovoltaici REC continuino a surclassare altri marchi importanti e forniscano ai clienti nel settore del solare la sicurezza di cui hanno bisogno per scegliere un fornitore di moduli", ha affermato Luc Graré, Vicepresidente Senior, Vendite e Marketing, Celle&Moduli, REC Solar. I moduli REC sono progettati per garantire un buon rendimento anche in condizioni di luce ridotta e si sono aggiudicati il primo posto da gennaio a marzo. I risultati dimostrano che i clienti ottengono da un modulo REC il 6 percento di energia in più rispetto a prodotti simili di marchi concorrenti.
Il test di rendimento sul campo di Photon misura la quantità di chilowattora di elettricità prodotta da un modulo nel corso di un anno in condizioni di esercizio reali sul campo. Vengono sottoposti a test tre moduli per fornitore in un luogo all'aperto in Germania. Il test Photon è attualmente il test più ampiamente riconosciuto per determinare il rendimento sul campo e mette a confronto marchi internazionali di moduli fotovoltaici nel corso di svariati anni. Il test si basa su una metodologia scientifica e aiuta i consumatori a scegliere il miglior fornitore di moduli sulla base del rendimento del prodotto sul campo. I risultati del test sottolineano la capacità dei moduli REC di produrre profitti, dal momento che la maggiore produttività permette al cliente di ottenere un ritorno sull'investimento in tempi minori.
http://www.volpatoimpianti.com/I moduli REC mantengono una posizione dominante nel test Photon da diciotto mesi.