lunedì 30 aprile 2012

Le verità sulle incidenze del fotovoltaico “assimilate” sulle bollette elettriche

Dispiace vedere che professionisti propaghino con colpevole leggerezza e vogliamo sperare senza malafede, notizie scorrette che mettono a repentaglio il lavoro ed il futuro di decine di migliaia di persone. Ci riferiamo alla notizia degli aumenti in bolletta ENEL che tutti i media stanno propagando corredata di motivazioni e numeri assolutamente sbagliati. Questo modo di fare informazione denota come minimo una scarsissima professionalità e mancanza di cultura specifica, ma soprattutto lascia presagire che i produttori di energia inquinante stiano facendo una fortissima ed a quanto pare efficace campagna di pressione e disinformazione. Per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio di faziosità analizziamo i dati forniti da AEEG (Autorità per Energia Elettrica e Gas) che peraltro non brilla per imparzialità ed anche questo aspetto, trattandosi di una Autorità Garante, non è proprio degno di un Paese che si ostina a volersi definire democratico e civile. A questo link http://www.autorita.energia.it/allegati/consumatori/bolletta_trasparente.pdf chiunque può scaricare un documento, redatto da AEEG che spiega quali sono le componenti del costo in bolletta.
In questo documento, che invitiamo a leggere con attenzione, assumono particolare evidenza alcuni elementi che elenco di seguito:
1. Per una famiglia media il costo di energia elettrica è di circa 517 Euro/anno;
2. Di questo costo solo il 57% è energia, tutti gli altri sono oneri di decine di tipi diversi che vanno dal supporto alle Ferrovie, allo smantellamento delle misere centrali nucleari Italiane per il cui smaltimento stiamo però pagando da oltre 20 anni, al sostegno per inceneritori e smaltimento di scorie della lavorazione petrolifera (un regalino quest’ultimo che ha trasformato un costo industriale dei petrolieri in un business che ha reso loro finora oltre 35 miliardi pagati dai cittadini in bolletta);
3. Imposte su tutti gli importi, quindi tasse sugli oneri, cioè la tassazione di una tassa!! Di queste cifre 5,58 Euro/mese dipendono dalle rinnovabili. Capito bene? 5,5 Euro al mese!! Ha senso fare tutta questa cagnara per 5,5 Euro al mese? Questo è ovviamente l’aspetto negativo;
Le rinnovabili però hanno anche numerosi aspetti positivi che elenco brevemente:
1. Hanno creato in questi anni di recessione generale, oltre 150.000 posti di lavoro in controtendenza con ogni altro settore (e non è che non esistano altri settori pesantemente incentivati che però producono solo disoccupazione), posti di lavoro soprattutto giovanili e soprattutto al SUD;
2. Producono nelle ore centrali del giorno una enorme quantità di energia che ha fatto diminuire il costo dell’energia nelle ore di picco dei consumi;
3. Producono un enorme beneficio ambientale che significa, maggior benessere, minore quantità di patologie e quindi minori costi di sanità a carico della collettività;
4. Producono entrate fiscali importanti per lo stato in termini di IVA, contributi, IRES, IRAP, concessioni, permessi, bolli, contrattualistica;
5. Rendono il costo dell’energia sempre meno dipendente dal costo del petrolio, gas, uranio, carbone ecc.
TUTTI QUESTI BENEFICI NON VALGONO 5,5 EURO AL MESE A FAMIGLIA?
Davvero dobbiamo credere che i cittadini Italiani correttamente informati, sarebbero contrari a spendere 5,5 Euro al mese a famiglia, per dare lavoro e lasciare un ambiente migliore ai propri figli?
E allora perché si continua a dare una informazione distorta e parziale?
Suggeriamo noi una risposta che si può trovare anche in un altro documento ufficiale dell’AEEG il seguente:
RELAZIONE DELL’AUTORITÀ PER L’ENERGIA ELETTRICA E IL GAS SULLO STATO DEI MERCATI DELLʹENERGIA ELETTRICA E DEL GAS NATURALE E SULLO STATO DI UTILIZZO ED INTEGRAZIONE DEGLI IMPIANTI ALIMENTATI DA FONTI RINNOVABILI
Siate gentili e leggete anche questo che dice testualmente:
“I prezzi e i profili di offerta tipici degli impianti eolici e fotovoltaici hanno l’effetto di comprimere i prezzi di equilibrio su MGP (Mercato del Giorno Prima) in molte ore, riducendo significativamente il numero di ore in cui gli impianti termoelettrici hanno l’opportunità di coprire, oltre ai loro costi variabili, almeno parte dei loro costi fissi.” Cosa significa al di fuori del gergo tecnico? Significa che il fotovoltaico e l’eolico abbassano troppo i prezzi dell’energia e quindi coloro che producono energia inquinante non guadagnano più abbastanza. Cioè ENEL ed ENI non riescono più a guadagnare soldi perché le rinnovabili abbassano troppo il costo dell’energia quindi occorre screditare e distruggere le rinnovabili. Le fonti rinnovabili, nel 2011, hanno consentito un risparmio sul prezzo dell’elettricità all’ingrosso pari a 396 milioni di euro. A sostenerlo è l’Irex Annual Report 2012 dell’Istituto Althesys, che sarà presentato a Milano nelle prossime ore. L’analisi si basa sulla comparazione costi-benefici in una proiezione che somma gli effetti dal 2008 al 2030.
Tra i vantaggi economici spiccano quelli generati dall’abbattimento delle emissioni: l’anidride carbonica ha un preciso valore di mercato e la riduzione degli altri inquinanti comporta benefici in termini di mancato aggravio per i costi sanitari e le ore di lavoro perse. Altro punto a favore è la diminuzione del rischio: il prezzo dell’energia solare, eolica e geotermica resta fisso. Inoltre le rinnovabili, essendo “labour intensive”, consentono di ottenere ricavi diretti con un rapporto 1 a 3 tra quelli legati al valore degli impianti e dei servizi e quelli determinati dalle retribuzioni. Per quanto riguarda i costi, i dati del Report indicano che gli incentivi che servono a coprire il differenziale tra il prezzo dell’energia convenzionale e quello delle rinnovabili presentano uno scarto. La tendenza è a scendere man mano che aumenta la competitività delle varie fonti (ad esempio per il solare è previsto l’azzeramento degli incentivi tra quattro anni). Il secondo dato mostra come l’energia elettrica, nel nascente sistema decentrato, presenta tassi di spreco che verranno eliminati entro il 2020.Sommando costi e benefici si ricava un saldo positivo che vale, al 2030, tra i 21,8 e i 37,7 miliardi di euro.
“I dati indicano con chiarezza un effetto positivo sul sistema Paese in tutti gli scenari tracciati”, avverte Alessandro Marangoni, l’economista che guida Althesys. http://www.althesys.com/sviluppo-di-conoscenze/osservatori-e-centri-di-ricerca/irex-monitor/annual-report.
“I divulgatori delle notizie false” sono consapevoli di essere complici di questa vergognosa operazione ?
Se sono consapevoli si vergognino ricevendo in cambio tutto il nostro disprezzo come uomini prima ancora che come professionisti.
Se non ne sono consapevoli si documentino, ci invitino ad una intervista, chiedano informazioni, approfondimenti e chiarimenti, ma facciano un’informazione onesta. Non saremo certo noi a dirvi che le rinnovabili sono la soluzione di tutti i problemi energetici; l’unica soluzione è probabilmente un mix di energie nel quale ogni sorgente lavori al meglio delle prestazioni, ma non possiamo permettere che scelte strategiche importanti per il futuro della nostra nazione vengano fatte da pochi speculatori, orientati solo a tutelare i loro interessi e del tutto indifferenti al bene della collettività.

fonte:  http://www.videoandria.com/2012/04/29/le-verita-sulle-incidenze-del-fotovoltaico-assimilate-sulle-bollette-elettriche/

domenica 29 aprile 2012

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Ambiente & Veleni > “Il carbo... “Il carbone dell’Enel fa un morto al giorno e costa due miliardi l’anno

Greenpeace Italia anticipa al Fatto Quotidiano il suo rapporto su Enel, basato sulle ricerche della fondazione olandese SOMO e della European Environmental Agency (EEA). Investimenti minimi nelle nuove rinnovabili, sostegno anacronistico al carbone e nucleare all’estero.

Un morto al giorno, 366 l’anno per la precisione. Sono quelli riconducibili all’inquinamento prodotto dalle centrali a carbone dell’Enel secondo la proiezione della Fondazione Somo per Greenpeace Italia. Applicando i parametri dell’Agenzia Europea per l’Ambiente alle emissioni in atmosfera delle centrali della compagnia ex pubblica emerge che “le morti premature associabili alla produzione di energia da fonti fossili di Enel per l’anno 2009 in Italia sono 460. I danni associati a queste stesse emissioni sono stimabili come prossimi ai 2,4 miliardi di euro. La produzione termoelettrica da carbone costituisce una percentuale preponderante di questi totali: a essa sono ascrivibili 366 morti premature (75%), per quell’anno, e danni per oltre 1,7 miliardi di euro (80%)”. Un responso implacabile che la Fondazione ha trasmesso all’Enel ricevendo, purtroppo, risposte molto elusive.
Greenpeace 
http://images.slidesharecdn.com/12staticagreen-120428124710-phpapp01/95/slide-1-728.jpg?1335635415Il mondo sta cambiando, la produzione di energia è sempre più diffusa e decentrata, ma l’Enel non vuole mollare: il suo vecchio mondo, quello delle grandi centrali a gas, carbone, uranio, olio combustibile deve essere preservato. “Enel è entrata a gamba tesa sul tema dell’incentivazione alle rinnovabili – ha dichiarato a Repubblica.it il senatore del PD Francesco Ferrante – . Le cose sono due: o si tratta di disinformazione o di una sorta di confessione di chi guarda al passato e ha paura del futuro”.
Per Greenpeace Italia non ci sono dubbi: Enel ha paura delle rinnovabili perché è ancorata al passato o si affida a tecnologie di dubbia efficacia. “Se si eccettua l’idroelettrico, che in Italia è semplicemente un’eredità di investimenti passati e in altre regioni, come in America Latina, è collegato a progetti potenzialmente ad alto impatto ambientale, gli investimenti di Enel nelle rinnovabili sono minimi, specialmente in Italia ed Europa, dove la riduzione delle emissioni di Co2 è affidata al nucleare o a improbabili tecnologie come la cattura e sequestro del carbonio (Carbon Capture Storage o CCS)”, ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia.
Nel suo rapporto, che ilfattoquotidiano.it ha ottenuto in anteprima, Greenpeace non si limita a puntare il dito, come ha già fatto più volte in passato, sul mix energetico “anacronistico” di Enel, ma analizza per la prima volta i costi esterni delle centrali Enel a carbone e petrolio. “Si tratta dei costi per l’ambiente, l’agricoltura e la salute dei cittadini. Sono voci di costo che non compaiono nei bilanci, perché la società non li paga. A pagare è però l’ecosistema nel suo complesso”.
Greenpeace fa riferimento a un rapporto della fondazione olandese SOMO, che uscirà nei prossimi mesi, e allo studio della EEA (European Environmental Agency), l’agenzia per l’ambiente dell’Unione Europea, uscito nel novembre del 2011. Lo studio dell’EEA individua i 20 impianti di produzione di energia più inquinanti in Europa. In Italia il primato spetta alla centrale a carbone Federico II di Brindisi, gestita dall’Enel, i cui costi esterni (calcolati dall’EEA) ammontavano a 707 milioni di euro nel 2009: una cifra che supera i profitti che Enel ottiene dalla centrale. “E’ un gioco pericoloso, che non vale la candela”, continua Onufrio. “I profitti sono ottenuti con un prezzo altissimo per l’ambiente e la salute”. Greenpeace Italia ha esteso la metodologia utilizzata dallo studio dell’EEA a tutte le centrali a carbone gestite da Enel in Italia ed è arrivata a conclusioni preoccupanti: “I costi esterni delle centrali a carbone sono di 1,7 miliardi di euro – oltre il 40% dell’utile che Enel ha ottenuto a livello consolidato, in tutto il mondo, nel 2011”, si legge nel rapporto. “Se alle attuali centrali si dovessero aggiungere quelle di Porto Tolle e Rossano Calabro – che potrebbero presto essere convertite da olio a carbone – i costi esterni potrebbero toccare la quota di 2,5 miliardi di euro all’anno, suddivisi in costi per la salute, danni alle colture agricole, costi da inquinamento dell’aria e da emissioni di Co2”.
Al termine del rapporto, Greenpeace chiede ad Enel di effettuare al più presto una valutazione dei costi esterni delle centrali a combustibili fossili, riportando i risultati all’interno del bilancio di sostenibilità. Tra i quesiti rivolti ad Enel non mancano i riferimenti al progetto per la centrale a carbone di Galati, in Romania, “in un’area già colpita da decenni di inquinamento dell’industria pesante rumena” e alla centrale Reftinskaya GRES, nella regione di Ekaterinburg, in Russia, che sarebbe stata accusata di “violazioni di norme ambientali” da parte delle autorità locali. Altre domande riguardano i reattori nucleari Cernavoda 3 e 4, che Enel gestisce in Slovacchia e il progetto Baltic NPP a Kaliningrad, in Russia, per la costruzione di un nuovo reattore nucleare.
Alcune delle domande di Greenpeace sono state inoltrate alla società dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Banca Etica) azionista “critico” di Enel dal 2007. Enel sarà tenuta a rispondere entro il giorno dell’assemblea, prevista per lunedì 30 aprile. Tra gli azionisti saranno presenti, oltre alla Fondazione di Banca Etica, anche il vescovo guatemalteco Alvaro Ramazzini – delegato dai Missionari Oblati – e l’attivista colombiano Miller Armin Dussan Calderon, professore dell’Università Surcolombiana e presidente di Assoquimbo, associazione dei comitati locali colombiani che presidiano il territorio contro la costruzione della diga Enel di Quimbo in Colombia. Ramazzini e Calderon porteranno in assemblea la voce delle popolazioni del sud del mondo impattate dai progetti idroelettrici della compagnia italiana. L’assemblea potrà essere seguita online sul sito del Fatto Quotidiano e su Twitter (#nonconimieisoldi e #azionisticritici).
 di Marco Atella e Andrea Di Stefano

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/29/centrali-carbone-dellenal/212586/

martedì 24 aprile 2012

Le Iene - GOLIA: Energie rinnovabili - Video Mediaset

Le Iene - GOLIA : energie rinnovabili-video mediaset

Quinto Conto Energia: oggi la bozza dei decreti alle Regioni

decretorinnovabili quintoconto
Quinto cono energia e rinnovabili elettriche. Saranno presentati oggi alle Regioni gli schemi de decreti. E non si attendono molti pareri favorevoli. Da adesso anche le Regioni potranno presentare le loro modifiche sulla bozza.
E il prossimo step sarà la Conferenza Unificata prevista per il 10 maggio prossimo. Questa mattina intanto le associazioni riunite negli “Stati Generali delle rinnovabili e dell'efficienza energetica” hanno fornito alle Regioni e ai Ministeri competenti il documento dove vengono illustrati i punti critici dei due decreti.

Le associazioni, dopo la chiusura totale da parte del governo ad eventuali modifiche che tenessero conto del loro punto di vista, hanno pensato di rivolgersi ai rappresentanti delle Regioni a quali oggi i Ministeri presenteranno i testi dei decreti.
Le Regioni, dunque, potranno dire l'ultima parola sul Quinto conto energia, anche se non si prospetta di certo la pace sul tema.Siamo state mere spettatrici. Abbiamo letto i decreti sulla stampa e sui siti internet, come tutti”, ha detto a Qualenergia Annarita Bramerini, Assessore all’Ambiente della Regione Toscana. Anche l'assessore regionale alle Attività produttive dell'Emilia Romagna, Gian Carlo Muzzarelli, c'è andato giù duro sottolineando il fatto che questi decreti, senza ulteriori modifiche potrebbero avere ricadute negative sull’industria locale: “Cercheremo di smontare i decreti per le parti che non vanno”, ha detto Muzzarelli, che ha puntato il dito contro il mancato rinnovo dei bonus per la sostituzione delle coperture in amianto.
Alessandro Cremonesi, Presidente del Comitato IFI, qualche giorno fa aveva auspicato nuove modifiche al testo del decreto, che potrebbe, a suo dire, ridurre i posti di lavoro connessi al settore: "Ci auguriamo vivamente che dall'incontro di oggi il Governo mostri apertura e disponibilità a rivedere alcune parti del testo del decreto V Conto Energia elaborato; senza una profonda riconsiderazione e ascolto delle posizioni delle associazioni di settore, il Governo metterebbe una seria ipoteca sulla continuità aziendale di decine di miglia di imprese".
Le modifiche, tutti le vogliono. Ma ci saranno davvero?

Fonte: http://www.greenme.it/informarsi/green-economy/7482-quinto-conto-energia-regioni

domenica 22 aprile 2012

Chi boicotta le rinnovabili?

di Greenpeace –
Gli incentivi alle energie pulite costano a una famiglia tipo circa 10 centesimi di euro al giorno e, di tutti i costi in bolletta, sono l’unica spesa che garantisce sviluppo, occupazione e tutela dell’ambiente. Il governo, però, ha deciso di tagliarli.
Le rinnovabili oggi costituiscono più dell’1% del Prodotto Interno Lordo nazionale e occupano circa 130 mila persone. Far fuori questo settore vorrebbe dire mettere un segno “meno” davanti ai numeri dell’andamento della nostra economia. Farebbe risalire i costi dell’elettricità nelle ore di picco diurno e aggraverebbe la dipendenza energetica del Paese dall’estero. Ma allora perché procedere in direzione sbagliata contro il benessere di tutti e la possibilità di ripresa del Paese?
Dietro questa strategia apparentemente insensata c’è lo scontro tra due scenari futuri possibili: uno fatto di energia pulita e sviluppo sostenibile; l’altro di fonti fossili, distruzione del clima e potere nelle mani di poche grandi multinazionali. Quest’ultimo scenario è il futuro secondo Enel. L’azienda, per il 30% dello Stato, che fa profitti commettendo reati contro ambiente e salute. E che scarica su noi tutti i costi delle sue scelte disastrose, prima fra tutte quella delle sue centrali a carbone.
Le energie pulite sono l’unico settore in Italia che ha resistito, in questi anni, alla crisi economica. Per questo Enel le teme ed è il primo “suggeritore” di questa manovra sbagliata. Per non far prevalere il profitto sporco del carbone dobbiamo fare luce su Enel.
Entra nella nostra squadra e continua a diffondere tutta la verità su Enel.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/20/boicotta-rinnovabili/205927/


- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

mercoledì 4 aprile 2012

Salviamo il futuro delle rinnovabili

Il 18 Aprile in piazza per le energie pulite

Ore 11:00

Piazza Montecitorio, Roma

 

 

Le fonti pulite stanno cambiando il sistema energetico italiano con vantaggi che diventano sempre più evidenti in termini di produzione (che ha raggiunto il 26,6% rispetto ai consumi elettrici), di riduzione delle spese legate al protocollo di Kyoto, di creazione di oltre 100mila nuovi posti di lavoro, ma anche economici complessivi per il Paese e oggi anche di riduzione del costo dell’elettricità nel mercato elettrico all’ora di picco grazie al solare.
Poiché però questa situazione sta mettendo in crisi i grandi gruppi energetici e gli impianti di produzione di energia elettrica da carbone, petrolio e gas si assiste ad una reazione rabbiosa di questi potentati dell’energia che hanno scatenato una campagna mediatica che sta mettendo in luce solo i rischi e gli impatti in bolletta di questa crescita e non gli enormi vantaggi per il Paese, i cittadini e le aziende da una prospettiva di investimento in un modello energetico pulito, efficiente, distribuito.
Questo governo, evidentemente sensibile a queste lusinghe, ora parla di tagli radicali degli incentivi per il fotovoltaico con un, nuovo, quinto conto energia e di limiti e tagli per tutte le altre fonti. Non accetteremo in silenzio che questo sopruso venga compiuto e chiediamo a tutti gli addetti, A TUTTI GLI ADDETTI, di venire a Roma il 18 Aprile a protestare contro questo abominio.

Scarica e leggi il comunicato